| ||||
di Maurizio Farnesi
Direttore Generale
Si parla di innovazione tecnologica e di progresso sostenibile. Di velocità di trasmissione e di orientamento riformistico. Di procedure e di informatizzazione. Di cambiamenti legati alla sostenibilità, a cui la nostra banca si sta avvicinando con grande convinzione – ve ne daremo conto in una delle prossime newsletter –, e di logiche di mercato chiare e indispensabili per reggere l’urto di una competizione che viaggia a velocità in spinta continua.
Il credito cooperativo, e quelle che una volta venivano chiamate “banchine” e che “banchine” non lo sono più, sta al passo coi tempi perché ha saputo adattarsi e migliorarsi, in tempi più o meno rapidi, grazie anche al “cappello” della Capogruppo, che ha reso ancor più solido ed evolutivo un movimento che continua a restare fondamentale per il sostegno e lo sviluppo dei territori.
Ma so di non sbagliarmi se dico che i due fattori fondanti e fondamentali per le Bcc restano e resteranno due: i soci da un lato – sempre più numerosi, chiaro segnale di una fiducia reciproca mai abbandonata: in ChiantiBanca, nel 2024, ne sono entrati quasi 3.000, portando la nostra compagine sociale a toccare quota 33mila unità – e i dipendenti dall’altro, coloro che, ogni giorno, rappresentano ciò che la nostra banca è e vuol essere, mettendoci la faccia, e non è un modo di dire.
L’anno che sta per concludersi ha visto una crescita sensibile dell’organico: sono 435 i dipendenti a tempo indeterminato, a cui vanno aggiunti 26 lavoratori in somministrazione (6 negli uffici di Direzione Generale, 20 in rete sportelli).
Trenta le assunzioni a fronte di 24 uscite nell’ottica di un cambiamento generazionale che dovrà dotare la banca di risorse mediamente più formate, dinamiche e motivate, in continuo aggiornamento sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Un processo che tiene conto delle nuove esigenze organizzative, creando il giusto mix con le figure professionali più esperte: richiede tempo e impegno ma che riteniamo necessario, rispettando i valori identitari del credito cooperativo e trasmettendoli ai giovani nuovi ingressi.
L’età media del personale dipendente è di 47,81 anni (45,83 per le donne, 49,35 per gli uomini), in riduzione di oltre due punti percentuali rispetto a quella di tre anni fa. Mi preme sottolineare anche la crescita esponenziale degli aggregati generazionali chiamati Millenials (i nati dal 1981 al 1996) e Generazione Z (1997-2012): nel 2021 rappresentavano il 17,82% dell’organico, adesso sfiorano un terzo del totale (32,54%). Al contempo i nati nel 1964 e anni precedenti sono scesi al 9,76% quando tre anni fa sfioravano il 20%.
Decisamente importante anche la crescita dal punto di vista qualitativo: in un triennio la percentuale dei laureati è salita del 12%, arrivando a quasi la metà dell’intero personale.
Altro aspetto che mi gratifica particolarmente, andando incontro anche alle direttive in chiave ESG a cui guardiamo con interesse e attenzione crescente, è quello del restringimento della forbice riguardo la parità di genere, sia in ottica complessiva che in chiave inquadramenti: a livello di “impiegati” le quote rosa hanno superato la parte maschile per il sensibile incremento del personale femminile in chiave nuove assunzioni (151 contro 140, pari al 52%), mentre come “quadri direttivi” il genere femminile si è alzato al 31%, per un incremento di tre punti percentuali in un triennio.
A proposito di inquadramenti, il 65% del personale rientra nei livelli impiegatizi (quattro i livelli retributivi), il 34% fra i quadri direttivi (altrettanti livelli). La classe dirigente conta per l’1% (5 figure).
Chiudo facendo i migliori auguri ai nuovi entrati per un percorso professionale ricco più possibile di gratificazioni e successi, a cui unisco i ringraziamenti sinceri verso chi, adesso, si gode la meritatissima pensione lasciandoci un ricordo umano che ci accompagnerà a lungo e un vuoto professionale che non sarà facile colmare.